Il Granito Rosa

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Baveno sorge in posizione panoramica al centro del Lago Maggiore, sul Golfo Borromeo, di fronte alle Isole; già dal secolo scorso è luogo rinomato di soggiorno e turismo, ne sono testimonianza le splendide ville sparse sul territorio: Villa Henfrey (ora Villa Branca), che ospitò la regina Vittoria d’Inghilterra e Villa Fedora dove soggiornò il musicista Umberto Giordano. Le origini della cittadina sono raccontate dalle lapidi romane murate sulla facciata della Chiesa Parrocchiale, dedicata ai S.S. Gervaso e Protaso, che sorge al centro dell’abitato più antico, su di un altopiano e conserva intatta la bella facciata del XII secolo in stile romanico. Il Complesso monumentale comprende anche il Battistero di San Giovanni, di origini paleocristiane (V secolo), il Campanile romanico, il Sagrato e Via Crucis ottocentesca. Luogo di estrazione del granito rosa, le cui caratteristiche di particolare pregio ne hanno fatto nei secoli scorsi il materiale di realizzazione di monumenti di grande importanza a Milano, Roma, Parigi, New York, Chicago e Bangkok. Incantevoli i suoi borghi che meritano senz’altro una passeggiata: Romanico, Roncaro e Loita adagiati sulla collina offrono panorami mozzafiato sul lago, Oltrefiume ha un caratteristico centro storico ricco di storia e Feriolo, antico borgo di pescatori, con il suo golfo naturale e l’estesa spiaggia libera sabbiosa, è un luogo idilliaco.


Ogni cosa in Baveno riporta al granito rosa, la pietra che si cava sulle montagne che si trovano alle sue spalle, e al lavoro dello scalpellino: l’attività di estrazione e lavorazione della pietra ha profondamente segnato le caratteristiche e lo sviluppo della zona.
Dai nomi delle vie (via Cave, via degli Scalpellini, via del Granito Rosa ecc.), agli edifici civili e religiosi, ai singoli monumenti e manufatti, ogni angolo è segnato dalla presenza del granito, dell’attività e dei personaggi a esso connessi.
Il granito rosa di Baveno è il più noto dei Graniti dei Laghi (Maggiore, Orta e Mergozzo). Per la sua valorizzazione Baveno lavora in rete con l’Ecomuseo del Granito di Montorfano e il suo territorio è inserito nel Sesia-Valgrande UNESCO Geopark.


Museo GranUM

Lo spazio museale GranUM, ospitato in una sala dello storico Palazzo Pretorio, è un punto informativo multimediale e multisensoriale dedicato al granito Rosa ed alla sua importanza storica ed economica per il territorio di Baveno, pensato anche per rappresentare la ricchezza di percorsi e luoghi della lavorazione della pietra nel territorio del Verbano Cusio Ossola. Lo spazio espositivo è diviso in quattro aree tematiche: le varietà del granito e delle pietre del VCO le rarità mineralogiche, il mestiere e le tecniche di lavorazione del granito ieri e oggi, la storia dello sfruttamento e dell’impiego del granito in zona e all’estero.

MUSEO GRANUM Piazza della Chiesa, 8 28831 Baveno

Info: 0323 924632 – info@bavenoturismo.it

ORARI DI APERTURA DEL MUSEO:

Dal 1 ottobre al 31 marzo Da lunedì a sabato 10:30-12:30 Martedì, giovedì, venerdì 10:30-12:30 / 15:00-18:00

Dal 1 aprile al 30 settembre Tutti i giorni 09:00-12:30 / 15:00-18:00


Sentiero dei Picasass

La più significativa estensione del Museo all’aperto è rappresentata dal sentiero dei Picasass, percorso escursionistico che conduce all’area estrattiva del Monte Camoscio. Esso prende nome dal termine dialettale con cui erano indicati i cavatori e porta a un’installazione paesaggistica con blocchi di pietra in diversi stadi di lavorazione e pannelli fotografici con scene di lavoro. La prosecuzione del percorso conduce da un lato alla via ferrata dei Picasass, realizzata dal CAI Baveno, dall’altro permette di raggiungere la cima del Monte Camoscio e collegarsi con l’itinerario per la vetta del Mottarone.


I graniti

Il granito è una roccia magmatica intrusiva, formatasi 280 milioni di anni fa: il nome della pietra deriva dal latino granum, cioè fatto a grani. Il granito è, infatti, costituito da cristalli regolari, che si sono formati dal lento raffreddamento del magma. Nel territorio del Verbano Cusio Ossola i graniti affiorano nell’area dei laghi Maggiore, Mergozzo ed Orta e sono noti appunto come “Graniti dei Laghi”; tra questi il più famoso è il granito rosa di Baveno, che costituisce la parte sommitale del massiccio del Mottarone. Il granito rosa è composto da quattro minerali, che danno origine a una grana fine molto apprezzata in campo edilizio e decorativo:

– ortoclasio, di colore bianco o rosa è il minerale che dona il caratteristico colore al granito di Baveno.

– plagioclasio, che si presenta in genere trasparente o traslucido.

– quarzo, minerale dall’aspetto vitreo e lucente;

– biotite, minerale appartenente al gruppo delle miche di colore nero-verdastro.

La maggior parte del massiccio del Mottarone è costituito anche da un’altra varietà di granito, il bianco, presente pure nel massiccio del Montorfano. Una vena di granito bianco affiora anche nel Cusio, con cave ad Alzo, Pella e Madonna del Sasso, non più attive. Sul versante occidentale del massiccio di Montorfano affiora infine la varietà verdastra, nota col nome di “granito verde di Mergozzo”, il cui colore è dato dall’abbondante presenza di clorite.


I cristalli del granito

Baveno è nota nel mondo mineralogico, oltre che per il granito rosa, per alcune particolarità mineralogiche ritrovate a partire dal ‘700 proprio grazie all’attività di escavazione. Le migliori cristallizzazioni si rinvengono nei geodi, cavità interne al granito formatesi nelle masse di magma in raffreddamento, dalla forma tendenzialmente sferica e di dimensione variabile. Il raffreddamento molto lento del magma ha permesso ai vari minerali di disporsi ordinatamente a formare cristalli, che si sono sviluppati sulle pareti interne di queste cavità. I minerali più rari e preziosi sono stati scoperti con l’osservazione al microscopio delle cavità più piccole. Nelle cave di Baveno sono state ritrovate oltre 60 specie di minerali diversi, considerati veri “tesori mineralogici” per la loro rarità, tra essi la Bavenite, minerale rarissimo scoperto per la prima volta proprio a Baveno, nel 1901. Tra i cristalli più “classici” si ricordano quelli di ortoclasio, quarzo e fluorite. A Baveno si trovano ben cinque dei nove minerali di scandio sinora conosciuti, di cui quattro furono qui scoperti per la prima volta nel mondo. Tra questi, eccezionali è la Bazzite, scoperta nel 1915, dall’aspetto di minuti cristalli esagonali di colore azzurro.


Gli esordi

Non si hanno dati certi circa l’inizio della coltivazione del granito rosa di Baveno. Per tradizione si attribuisce a S. Carlo Borromeo la “scoperta” casuale delle cave del granito all’inizio del XVI secolo. Certo è che fu proprio grazie alla famiglia Borromeo, feudataria del territorio, che si diffuse ampiamente l’utilizzo del granito di Baveno in edifici milanesi di rilievo artistico sia civili sia religiosi, quali il colonnato del Lazzaretto (1506), la chiesa di S. Fedele (1570), il Seminario Maggiore (1572), le logge di Palazzo di Brera. Il rapporto commerciale tra Baveno e la capitale lombarda si fece sempre più stretto, grazie alle idrovie, agevoli per il trasporto e già collaudate per il marmo di Candoglia. Le cave si trovavano, e si trovano ancora oggi, nel cosiddetto “angolo della voltata”, il tratto cioè della strada del Sempione da Baveno alla frazione di Feriolo, caratterizzando l’intero contesto ambientale delle pendici del Monte Camoscio e dello scaglione isolato detto Motto del Castello. Le statistiche delle ditte bavenesi raccontano di un massimo di sedici cave aperte sulle pendici del Mottarone.

L’Ottocento e Nicola Della Casa

L’epoca d’oro dei picasass bavanesi corrispose al secondo Ottocento e all’inizio del Novecento con grandi dinastie di cavatori di granito, quali gli Adami, i Bernasconi, i Cirla, i Della Casa, i Galli, i Polli e i Tamini. Il merito di aver avviato una produzione con metodi industriali ed una commercializzazione moderna con esportazioni in tutta Europa e nelle Americhe va ascritto all’imprenditore Nicola Della Casa (1843-1894). L’escavazione del granito di Baveno da parte del Della Casa iniziò nel 1874 e con il 1879 l’attività poté fregiarsi del titolo di “premiata ditta”, con la possibilità di utilizzare lo stemma reale. Egli ottenne il “gran diploma d’onore”, per essere stato «il primo in Italia ad applicare la lavorazione meccanica ai graniti», fu infatti il primo tra gli imprenditori locali ad aver introdotto la caldaia a vapore per muovere i torni da lucidatura e fu tra i primi sperimentatori di mine in caverna. Egli percepì inoltre la necessità di un’apertura dei mercati a livello internazionale, l’importanza della conoscenza delle lingue straniere e il valore della sperimentazione nell’utilizzo dei nuovi mezzi di trasporto sempre più veloci, arrivando ad aprire uffici di rappresentanza in diverse grandi capitali d’Europa e d’America.

Dal Novecento ad oggi

Nel Novecento è la ditta Cirla a prendere l’eredità di Della Casa nella commercializzazione del granito in tutto il mondo. Attiva nel settore della lavorazione delle pietre fin dalla fine del XVII secolo, la famiglia Cirla negli anni Settanta del XIX secolo acquistò alcune cave di granito situate a Baveno e sul Montorfano (Mergozzo) e avviò così lo stabilimento di Gravellona Toce. Nel 1883 la ditta iniziò la lavorazione delle colonne con torni meccanici per opere monumentali e chiese, tra le quali le celebri colonne per il quadriportico della basilica di S. Paolo fuori le mura a Roma (1892-1928) e quella per il monumento a Cristoforo Colombo di New York (1892). Negli anni seguenti l’attività si allargò alla fornitura di materiali per innumerevoli monumenti nel centro e sud America, ma anche in estremo oriente con il palazzo reale di Bangkok (1908-1913). Dopo un momento di arresto coinciso con la Seconda Guerra Mondiale, l’industria del granito, che, tra l’altro, comprendeva anche la realizzazione di macine e fondi per l’industria olearia, trovò nuovo impulso dalla grande richiesta di lastre di granito di spessore ridotto per rivestimenti edilizi. Si può stimare che complessivamente dalle cave di Baveno siano stati estratti più di un milione di metri cubi di materiale. Oggi l’attività estrattiva prosegue nella cava Seula e nella Scala dei Ratti, gestite dal 1989 dalla società AGIFIN. Accanto alla classica coltivazione di questa pietra ornamentale, si affianca la preponderante attività di miniera con il recupero degli sfridi di cava, da cui vengono estratti i feldspati, impiegati nell’industria ceramica e vengono prodotti inerti per calcestruzzi, asfalti, guaine bituminose, ballast ferroviario e ghiaie di varie pezzature.


Il granito nell’arte

Accanto all’attività di estrazione e lavorazione della pietra per l’utilizzo nell’edilizia, grazie alla maestria raggiunta dai “picasass” si è sviluppato anche un filone che riguarda la lavorazione artistica del granito e delle altre pietre in generale. È il caso ad esempio del bavenese Raffaele Polli, nato nel 1937, ha affiancato il padre e lo zio nell’azienda di famiglia avviata nel 1920 nella realizzazione di importanti monumenti tra i quali la Vittoria Alata al Cimitero Americano sulla via Cassia (1958) o il monumento allo sbarco in Normandia a Colleville sur mer (1958), si è così impadronito del mestiere e ha proseguito un lavoro di ricerca personale, che lo ha portato alla creazione di opere proprie, a volte affiancato dal fratello Luigi. Si ricordano a Baveno il “Monumento dello scalpellino” e la “Cristallizzazione del granito”. Il granito rosa è stato scelto anche da artisti di fama internazionale, quali Giò Pomodoro (1930-2002), che con il granito ha realizzato la scultura “Ad Sidera” nel Parco di Taino (VA) (1989). Lastre di granito rosa di Baveno sono state scelte per la fontana realizzata dallo scultore svizzero Dominique Appia, per la sede Rolex di Ginevra (1993). Oggi i fratelli bavenesi Marcello e Fortunato Marchi sono attivi artigiani del granito, impegnati anche nella realizzazione di opere scultoree: fra le più note la scultura posata a Pragelato per le Olimpiadi Invernali 2006 su progetto dell’artista svizzera Nancy Guggenheim.


A BAVENO

Il monumento allo scalpellino in granito rosa sul lungolago, realizzato Raffaele Polli, e il grande murales dipinto da Gilberto Carpo in piazza Matteotti, celebrano con tecniche artistiche diverse il duro lavoro degli scalpellini. Chiese e altri edifici dell’architettura religiosa, testimoniano un antico e diffuso impiego del granito bavenese. Uno dei più pregevoli esempi si trova nelle dodici colonne tuscaniche che costituiscono il colonnato della Via Crucis sul sagrato dell’antica Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio ed in altri elementi architettonici della splendida piazza. Fin da epoche molto antiche il granito ha trovato impiego anche nell’architettura civile: nell’antico nucleo di “Domo”, gran parte delle case, alcune di origine tardomedievale, presenta elementi in questa pietra. Fuori dal centro del paese, la Torre medioevale di Feriolo, che faceva parte del sistema di avvistamento della Valle dell’Ossola, è interamente in granito rosa. In seguito, con la costruzione di splendide ville, tra Ottocento e inizi del Novecento, si ritrova un utilizzo intenso del bel granito rosa per colonnati, portali ed altri elementi del decoro architettonico.


IN ITALIA E NEL MONDO

Il granito rosa di Baveno è il più noto dei Graniti dei Laghi (Maggiore, Orta e Mergozzo) ed è quello più largamente impiegato in Italia e all’estero: grazie alle sue specifiche proprietà, ha trovato un buon impiego sia come pietra da costruzione, sia da decoro, com’è testimoniato dalle numerose opere realizzate a partire dal XVI secolo, dapprima in ambito locale e nel vicino territorio lombardo, quindi in diverse regioni dell’Italia centrale e meridionale. La prima grande apertura ai mercati internazionali per il granito di Baveno si deve all’imprenditore Nicola Della Casa (1843-1894), che avviò forme di promozione moderne in più lingue e aprì uffici di rappresentanza in tutte le grandi capitali europee e in America. La fortuna del granito rosa all’estero prosegue nel corso di tutto il XX secolo, con realizzazioni che spesso vedono all’opera gli scultori Polli di Baveno. Dal punto di vista commerciale nel Novecento è soprattutto la ditta Cirla a sviluppare intesa attività di esportazione del granito rosa in tutto il mondo, arrivando fino in estremo Oriente.